Santa Teresa di Gesù (d'Avila), ocd

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Santa Teresa di Gesù (d'Avila), ocd

Messaggioda Aslan » 15/10/2010, 9:31

Carissimi,
oggi è la festa (solennità per i Carmelitani) di Santa Teresa d'Avila, che a me piace vedere come santa a noi prossima e vicina. Per questo vi lascio alcuni stralci tratti dai suoi scritti che possono veramente interessarci. Sono considerazioni sull'anima. Buona lettura!

L'anima è uno specchio

"Una volta mentre recitavo le Ore con la comunità l'anima mia si sentì improvvisamente raccolta e parve trasformarsi in uno specchio tersissimo, luminoso in ogni parte, al rovescio, ai lati, in alto e in basso. Nel suo centro mi apparve nostro Signore Gesù Cristo nel modo che sono solito vederlo [n.r. non ci dimentichiamo che Santa Teresa d'Avila godeva per grazia di una estreme e delicatissima familiarità con Gesù: le appariva spessissimo, si intratteneva con lei, le parlva attraverso delle intuizioni e visioni intellettuali], parendomi di vederlo in ogni parte della mia anima come per riflesso. E intanto lo specchio si rifletteva tutto nel Signore per una comunicazione amorosissima che non so dire.
[A questo punto la santa dice che il peccato ricopre lo specchio come di una nebbia molto densa che lo rende nero e Dio non si vede più. Negli eretici addirittura - dice -lo specchio è spezzato].
Questa visione mi sembra buona per le anime che si danno al raccoglimento, perchè insegna a contemplare Dio nell'intimo di loro stesse: considerazione che colpisce di più e con la quale si hanno frutti più grandi che non considerando il Signore fuori di noi, d'accordo in questo con quei libri di orazione che insegnano il modo di cercare Dio. Lo dice specialmente il glorioso Sant'Agostino, il quale dopo averlo cercato per le pubbliche piazze e nelle adunanze, non lo trovò in nessuna parte come dentro se stesso [n.r. dalle "Confessiones" di Sant'Agostino X,27: "Ed ecco, tu eri dentro di me ed io fuori di me ti cercavo e mi gettavo deforme sulle belle forme della tua creazione"]. E questo è il modo migliore, perchè non occorre salire al cielo, nè allontanarsi da sè: cosa che stanca lo spirito, distrae l'anima e dà risultati molto meno vantaggiosi" (S. Teresa d'Avila, "Libro della vita" 40, 5-6)


L'anima è un castello e il Signore vuole farci godere di Lui nella "cella del vino"

"Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo Del resto, sorelle, se ci pensiamo bene, che cos'è l'anima del giusto se non un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? E allora come sarà la stanza in cui si diletta un Re così potente, così saggio, così puro, così pieno di ricchezze? No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un'anima e alla sua immensa capacità! Il nostro intelletto, per acuto che sia, non arriverà mai a comprenderla, come non potrà mai comprendere Iddio, alla cui immagine e somiglianza noi siamo stati creati. Se ciò è vero - e non se ne può dubitare - è inutile che ci stanchiamo nel voler comprendere la bellezza del castello. Tuttavia, per avere un'idea della sua eccellenza e dignità, basta pensare che Dio dice di averlo fatto a sua immagine, benché tra il castello e Dio vi sia sempre la differenza di Creatore e creatura, essendo anche l'anima una creatura." (S. Teresa d'Avila, Castello interiore, Prime mansioni, capitolo 1,1)

"Mi ricordo di ciò che dice la Sposa dei Cantici e che voi stesse avrete udito: Il Re mi ha condotta nella cella del vino, o piuttosto, come credo che dica: Mi ha introdotta. Insomma, non dice che vi sia andata da sé. Dice ancora che andava di qua e di là in cerca del suo Amato. Ora, l'orazione di cui parlo è appunto la cella vinaria nella quale il Signore intende introdurci, ma quando e come vuol Lui. Da noi, con i nostri sforzi, non vi possiamo entrare: bisogna che ci introduca Lui. Ed Egli lo fa quando entra nel centro dell'anima nostra. Qui, per meglio mostrare le sue meraviglie, vuole che altro non facciamo che assoggettargli la volontà, guardandoci bene dall'aprir le porte delle potenze e dei sensi che giacciono addormentati, perché intende entrare nel centro dell'anima senza passare per alcuna porta, come entrò dai suoi discepoli quando disse: Pax vobis, e come usci dal sepolcro senza smuovere la pietra." (S. Teresa d'Avila, Castello interiore, Quinte mansioni, capitolo 1,12)

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Non coerceri a maximo, sed contineri a minimo divinum est. - S. Ignazio di Loyola

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