«Gran cosa è l’amore, ma in esso vi sono dei gradi. Possiamo distinguere dieci gradi d’amore, per cui avviene di salire progressivamente dallo stato di [chi è in] cammino allo stato di [chi è tornato in] patria, i quali gradi riconoscerai dalla [loro] azione. Il primo in quanto fa utilmente soffrire. Il secondo in quanto [fa] cercare incessantemente. Il terzo in quanto [fa] operare ininterrottamente. Il quarto in quanto [fa] sopportare infaticabilmente. Il quinto in quanto [fa] agognare impazientemente. Il sesto in quanto [fa] correre velocemente. Il settimo in quanto [fa] osare impetuosamente. L’ottavo in quanto [fa] allacciare irrevocabilmente. Il nono in quanto [fa] ardere soavemente. Il decimo in quanto [fa] essere totalmente assimilati»
Elvico Teutonico (XIII-XIV sec.), "De dilectione Dei et proximi", 7 II, Proemio
in Giovanni della Croce, "Notte oscura" 2, 19-20