V articolo del V dialogo- I parte- Gli Eroici Furori

Scritti del filosofo Nolano. Commenti su di essi e note sul suo pensiero.

V articolo del V dialogo- I parte- Gli Eroici Furori

Messaggioda attilius743 » 08/05/2012, 22:06

V - Il Logos, vera, originaria bellezza e unico re

Dopo i temi del dolore come fuoco e del mistero di morte e resurrezione che l’amore eroico porta necessariamente con sé, appare alfine la figura dell’Amato. Il motto di questo articolo è Caesar adest, cioè Cesare è qui o anche qui c’è Colui che impera. Nella Vulgata S. Girolamo usa questo verbo per indicare in Gv 11,28 la presenza di Cristo a Betania: Magister adest et vocat te (… andò (Marta) a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: “Il Maestro è qui e ti chiama”). La figura di Cesare quale trionfatore; un ramo di palma che parla di martirio e di vittoria sullo stesso; la figura dell’intelletto come capitano434 evocano ancora una volta e senza equivoci il parallelismo che l’autore intende stabilire tra il dell’uomo o filius philosophorum435 e Cristo, Logos divino e intelletto in assoluto. Egli è l’uomo storico che anticipato nel mito di Dioniso smembrato dai titani436, con l’accettazione della morte per amore, giunge al trionfo della resurrezione per sé e per tutti. Perduto nella morte e ritrovato nella vittoriosa resurrezione, Cristo manifesta nell’uomo la sua vittoria, dopo che la stessa si è manifestata nella storia:
quando la buona volontà aderisce a quest’unico vero Cesare, le forze del bene già perdute nel peccato di origine risorgono e quali soldati nella battaglia dell’Opus Magnum vincono e recuperano il ben dell’intelletto oscurato dal peccato. L’immagine divina nell’anima è il ben dell’uomo che al ben del ciel s’uguaglia, anche se, giova ripeterlo, non c’è sic et simpliciter identità assoluta, perché il Logos è non creato laddove la sua immagine è vivente ma è creata437.
San Paolo e l’Apocalisse celebrano Cristo quale Re dei re e Signore dei signori438, Bruno si rifà alla stessa dottrina quando scrive di Cristo nello Spaccio, e lo vedremo tra poco, che il mistero di quest’essere è occulto e grande e anche quando nella Cabala usa, anche se nel suo solito stile ermetico e scherzoso, lo stesso simbolo dell’Asino439 per denotare non solo il Logos incarnato in Cristo, ma anche quello ideale e cabalistico - che è quello proposto nel corpo della Scrittura, e quello cillenico itifallico, cioè potente440 - che è sempre il Cristo ma realizzato nel santo441; e, pur distinguendoli, li unifica nella stessa funzione e nelle stesse prerogative. Ecco i vari brani:

- se vi sembrerà cosa pastorale442, datelo a un contadino che gli dia riparo tra il suo asino e il suo bue443.

- Non è, di certo, asino da stalla o da armento, ma è di quelli che possono comparire dappertutto, andare dappertutto, entrare dappertutto, sedere dappertutto, comunicare, capire, consigliare, definire e fare tutto444.

- L’asino ideale e cabalistico, che viene proposto nel corpo della Sacra Scrittura, che credete voi che sia? Cosa credete che sia il cavallo pegaseo che figura nei simboli delle finzioni poetiche? Che immaginate a proposito dell’asino cillenico degno di essere messo in croceis nelle più onorate accademie?445.

- affinché tu (asino cillenico) possa entrare e abitare dappertutto, senza che alcuno ti possa tenere alla porta o ti faccia oggetto di qualunque genere di oltraggio o impedimento, …. Entra, dunque, dove ti pare e piace. Né vogliamo che tu sia obbligato al capitolo del silenzio biennale, che si trova nell’ordine pitagorico o a qualunque altra delle leggi ordinarie: … .Parla, dunque, tra gli uditori; considera e contempla tra i matematici; discuti, domanda, insegna, dichiara e determina tra i fisici; tròvati con tutti, discorri con tutti, affratellati, unisciti, identificati con tutti, domina su tutti, sii tutto446.


Dunque, qui negli Eroici furori, il ben che al ben del ciel s’uguaglia è la luce che vince le tenebre: la luce intellettuale che nell’uomo promana dal Logos - a somiglianza del quale e nel quale l’uomo è creato – e che deve integrare in sé l’istinto cieco e sensuale, che non può e non deve essere annullato, perché è grazie a esso che la creatura ha origine e mantiene la sua vitalità447. Dagli alchimisti l’uomo è visto svilupparsi tra due draghi, come tra madre e padre alla ricerca del suo equilibrio: la vittoria del drago superiore, cioè della luce intellettuale, ne farebbe un pazzo bianco, quella del drago inferiore, cioè della forza della libido, un pazzo nero, l’integrazione tra i due, quello che gli alchimisti chiamano l’abbraccio tra il drago alato e quello senza ali è la vittoria di Cristo e, quindi, la vittoria del Sé. L’immagine dell’uomo deturpata dal peccato è come se risorgesse dalla morte a immagine del Cristo storico suo modello. Secondo la mentalità alchemica, Bruno non rinnega il mondo degli istinti vitali che sono comunque rivolti al tov biblico, cioè al bello e al buono; egli parla di educazione degli stessi, di conversione progressiva a una bellezza sempre maggiore che non fa cessare quel laccio e quella face, cioè il vincolo e la luce dell’amore . L’insegnamento conclusivo è quello di passare dalle specie inferiori, cioè dalle cose del corpo, ad altre dello stesso genere ma sempre più spirituali solo perché sono più belle, e da queste al divino, legando - come scrive l’autore - tutta la volontà e l’affetto a Dio, perché sempre si proceda dalla molteplicità alla presenza, all’essere uno verso l’unica fenice: solo così il bene dell’innamorato eroico uguaglia il ben del cielo. Il santo per essere tale deve salire la scala che lo porta dove Dio lo ha pensato, nel Logos che è il bene di Dio, il tutto di Dio448.
Qui il Sé non è visto più come maestro, ma come vincitore nell’integrazione dell’Io conscio con le altre funzioni dell’inconscio. Questo processo è detto da Jung processo di individuazione del Sé e segue quello di differenziazione dall’inconscio in cui l’uomo impara a comportarsi umanamente osservando almeno i Comandamenti. San Paolo parla della Legge come del pedagogo che conduce a Cristo:

la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3,22-27).

Cristo stesso dice di sé che egli è l’unico maestro:

Ma voi non fatevi chiamare “rabbì'”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestrì”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo (Mt 23, 8-11);

e dopo la Pentecoste San Giovanni scrive:

E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi insegna ogni cosa, è veritiera e non mentisce, così state saldi in lui, come essa vi insegna. (1 Gv 2,27).

Nell’insegnamento di Bruno, il vittorioso Asino cillenico – un santo con la qualifica di alchimista - è colui che “possiede” la sua libido invece di essere da essa posseduto; egli è il vincitore sull’oscuro mondo inconscio degli istinti, il quale riproduce in sé stesso il trionfatore di Farsaglia, il Cristo vincitore sul mondo delle tenebre dell’umana ignoranza.
Il Sé perduto e ritrovato grazie al successo dell’Opus magnum può essere visto in simmetria al Gesù del quinto mistero gaudioso, il bambino perduto e ritrovato nel tempio di Gerusalemme: nel brano precedente l’autore ha solennemente dichiarato che sempre sarà uno verso l’unica fenice: Cristo Dio nell’uomo. Al Cristo storico l’autore ha già dedicato l’ultima parte dello Spaccio della bestia trionfante riproponendone fedelmente il mistero anche se frazionato attraverso le figure simbolo del Capricorno, del Centauro e, ultimo, del Pesce australe che, tra l’altro, deve essere mangiato in salsa romana, cioè secondo il rito cattolico449. Sempre nello Spaccio egli ha situato nel cielo la Chiesa come istituzione, il sacro sacerdozio, l’Episcopato, l’Altare450 e tutte le figure simbolo già sopra menzionate, ma la sua attenzione va all’Ichtys che dimora nell’uomo, nell’uomo che lo stesso Cristo ha già portato in cielo con la sua Ascensione451. Alla Chiesa resta il ruolo di madre e maestra, ma non quel potere assoluto che dona all’autorità religiosa la religione solo proiettiva del Tempio. La Chiesa profetica - o Chiesa di Mosè, come la chiamava Bonhoeffer - si pone accanto alla Chiesa gerarchica – o Chiesa di Aronne - nel senso che il battezzato riscopre il suo ruolo di re, sacerdote e profeta, senza per questo rinnegare o ostacolare quello della Chiesa che dal Cristo storico è mandata nel mondo a confermare i credenti nella fede e a donare loro le acque salutifere della ripurgazione452. Nessuno ha il diritto di contrastarne il lavoro, in nome della sua libertà e Bruno non l’ha fatto, come può constatare chiunque con occhio onesto scruta i suoi scritti. La libertà di spirito del credente, il suo dovere di denunciare profeticamente il male ovunque si trovi - anche nella Chiesa - e quella della Chiesa stessa di custodire l’insegnamento costituiscono un gioco divino di contrari che anzicchè ingenerare conflitti - come è successo tante volte nell’Antico come nel Nuovo Testamento - deve generare l’armonia453.

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Cicada - Bene. E quale è il significato di quel ramo di palma454 intorno alla scritta “Caesar adest”455?
Tansillo - Senza troppi discorsi, tutto il significato può essere spiegato da ciò che è scritto nella tavola:

Trionfatore invitto di Farsaglia,
essendo quasi estinti i tuoi guerrieri,
al vederti, fortissimi in battaglia
risorsero, e vinsero i nemici alteri.
Tal il mio ben, che al ben del ciel s’uguaglia456,
fatto alla vista de li miei pensieri,
ch’eran dall’alma disdegnosa spenti457,
li fa tornar più che l’amor possenti.
La sua sola presenza,
o la di lei memoria sì li ravviva,
che con imperio e potestade diva
dóman ogni contraria violenza.
La mi governa in pace;
né fa cessar quel laccio458 e quella face.


Qualche volta le potenze inferiori dell’anima459 - come un esercito nemico e gagliardo che, pratico, esperto e disposto all’occorrenza nel proprio paese - insorgono contro il nemico invasore, che dal monte dell’intelligenza scende a frenare i popoli delle valli e delle pianure paludose460. Quest’ultimo sarebbe sicuramente sconfitto dal rigore dei nemici presenti e da ostacoli costituiti da profonde voragini, se non ci fosse, passando dai gradi inferiori a quelli superiori attraverso l’atto della contemplazione, una certa conversione allo splendore delle specie intellegibili.
Cicada – Che gradi sono questi di cui parli?
Tansillo - I gradi della contemplazione sono come i gradi della luce, la quale nelle tenebre è nulla; è appena un poco nell’ombra; meglio nei colori e nelle loro varie gradazioni da uno dei contrari che è il nero all’altro che è il bianco; è più efficacemente nello splendore diffuso su corpi limpidi e trasparenti, come nello specchio o nella luna; più vivamente nei raggi sparsi del sole; altissima e originariamente nel sole stesso. Ora essendo così ordinate le potenze dell’apprendimento e dell’affetto - delle quali sempre la prossima che viene dopo ha affinità con la prossima che la precede - per la conversione a quella che la solleva, viene a rinforzarsi contro quella inferiore che la deprime - come la ragione per la conversione all’intelletto non è sedotta o vinta dalla novità che si presenta e dall’affetto sensitivo, ma piuttosto, secondo la legge di quello, viene a domare e a correggere questo - accade che quando l’appetito razionale contrasta con la concupiscenza sensuale, se a quello461, per atto di conversione si presenta agli occhi la luce dell’intelletto, viene a riprendere la smarrita virtù, a rinforzare i nervi, e così spaventa e mette in rotta i nemici.
Cicada – In che maniera intendete che avvenga tale conversione?
Tansillo - Con le tre preparazioni che il contemplativo Plotino annota nel libro Della bellezza intelligibile462. La prima consiste nel cercare di rivestirsi di una similitudine divina, distogliendo lo sguardo da cose che sono al di sotto della propria perfezione e comuni alle specie simili e inferiori463; la seconda consiste nel perseguire, con tutta la propria intenzione e attenzione le specie superiori; la terza consiste nel legare tutta la volontà e l’affetto a Dio. In conseguenza di tutto questo il soggetto che agisce sarà certamente pervaso dal divino, presente in ogni dove e pronto a influire su chi a lui si volge con l’atto dell’intelletto, e a lui si apre con l’affetto della volontà.
Cicada – Dunque, non è la bellezza del corpo quella che invaghisce una persona del genere?
Tansillo - No di certo. Non essendoci là vera e costante bellezza, non può ispirare vero e costante amore. La bellezza che si vede nei corpi è cosa accidentale e umbratile ed è come le altre che sono assorbite, alterate e guastate per la mutazione del soggetto, che sovente diventa brutto da bello che era, senza che alcuna alterazione si abbia nell’anima. La ragione, dunque, apprende ciò che è veramente bello per conversione a quel che rende possibile la bellezza nel corpo e al corpo viene a dare bella forma; e cioè all’anima che lo ha formato in tal modo e gli ha dato una certa figura. Poi dopo l’intelletto si innalza ancor più e impara bene che l’anima è incomparabilmente bella e supera la bellezza che può essere nei corpi, ma non si persuade che sia bella da per sé e originariamente, a causa delle differenze che si vedono nel genere delle anime, per cui alcune sono sagge, amabili e belle, altre, stolte, odiose e brutte. Bisogna dunque innalzarsi ancor più verso l’intelletto superiore il quale è bello e buono in sé e di per sé. Questo è quell’unico e supremo capitano464, il quale, solo che sia messo alla presenza degli occhi dei militanti pensieri, li chiarisce, li incoraggia, li rinforza e li rende vittoriosi con il disprezzo di ogni altra bellezza465 e il ripudio di ogni altro bene. Questa dunque è la presenza che fa superare ogni difficoltà e vincere ogni violenza.
Cicada - Ho capito tutto. Ma che vuol dire: La mi governa in pace, né fa cessar quel laccio e quella face?
Tansillo - Intende e prova che ogni tipo di amore, quanto più grande è il suo dominio e più certo il suo potere, tanto fa sentire più stretti i lacci, più fermo il giogo, e più ardenti le fiamme; al contrario dei comuni prìncipi e tiranni che fanno uso dei soprusi e della forza quando si accorgono di avere minor dominio.
Cicada - Andiamo avanti.



434 Si è già annotato il rilievo che la figura del capitano assume nelle opere di S. Ignazio di Loyola e S. Teresa d’Avila.
435 Sono tantissimi, lo ripetiamo, i nomi che gli alchimisti danno a tale divina entità; tra gli altri quello di Pietra filosofale.
436 Torneremo sulla figura mitica di Dioniso, anticipazione profetica del Cristo storico, nell’appendice dedicata ai “furori eroici” di Nietzsche.
437 La differenza è la stessa che c’è tra la Sofia in assoluto, quella celeste e quella terrena contenuta nella rivelazione naturale. A quest’ultima pertiene quella fornita dall’inconscio collettivo, che è in ogni uomo come anima mundi, e dalla oggettività del creato, laddove quella celeste è rivelata da quella storica ebraico-cristiana: la sapienza biblica. Per il concetto di inconscio collettivo cfr quanto Bruno dice del ceto nello Spaccio all’inizio del Dl III: Momo disse: “Il Ceto, se non è quello che servì per galea, cocchio o tabernacolo al profeta di Ninive, e questi a lui per pasto, medicina e vomitatorio; se non è il trofeo del trionfo di Perseo; se non è il progenitore di Ianni dell’Orco; se non è la bestiaccia di Cola Catanzano, quando questi discese negli inferi, benché io sia uno tra i grandi segretari della repubblica celeste, non so che accidenti sia. Riprenderemo questo brano nel prosieguo.
438 1 Tm 6,15-16: … fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi rivelata dal beato e unico sovrano, il re dei regnanti e signore dei signori, 16 il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile; che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere; Ap 17,14: … combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli; e ancora Ap 19,16: Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori.
439 Animale simbolo della sapienza in quanto paziente portatore di somme altrui e anche perché tale è considerato nel mondo l’uomo che vive di fede, di speranza e di carità.
440 Il simbolo del femore nell’Apocalisse ha lo stesso identico significato.
441 Christianus alter Christus.
442 Allusione alla figura di Gesù buon pastore.
443 Cabala, Ferragina, pp. 97-98.
444 Ibidem, p. 99.
445 Cabala, Ferragina, p. 116.
446 Ibidem, p. 320. Da notare in questo brano il crescere dell’intensità che conduce alla divinizzazione del credente in Cristo.
447 Cfr la mitica vicenda biblica dell’arca di Noè in Gen 6,13ss - 8,1ss. Il mondo degli istinti è il mondo degli animali, della vita, laddove l’intelletto è la forma.
448 La scala di Giacobbe di Gen 28,10ss è il simbolo dell’ascenso e del descenso bruniani. L’insegnamento mistico si trova già nel sesto secolo nei teologi esicasti, in particolare S. Giovanni Climaco (letteralmente della scala), mistico eremita del Sinai che fa dipendere il raggiungimento della vita contemplativa con la visione della luce infinita di Dio dal conseguimento dell’apàtheia (libertà dalle passioni disordinate). Cfr ROSSI L., I filosofi greci padri dell’esicasmo, ed. Il leone verde, Torino 2000. Il metodo bruniano è però diverso dalla spiritualità del passato, dal monachesimo antico. L’idea di base richiama piuttosto la moderna teologia russa della bellezza che salverà il mondo che fa capo a Dostoevskij … la radice dell’esistenza umana è abitata dal desiderio di trascendere tutti i limiti. Solo l’esperienza dell’ineffabilità di Dio, evita che la bellezza si prostituisca al potere e dona tutto lo spazio alla libera creatività dell’uomo. Cfr EVDOKIMOV P. N., Teologia della bellezza, Ed. Paoline, Roma 1981.
449 Cfr Spaccio, III Dl.
450 Insieme al Centauro, di cui nel III Dl dirà che è Dio perfetto, con pura mente adorato, resta confermata in cielo la gerarchia cristiana. Per l’Episcopato cfr il brano dell’Ariete, per la Chiesa il brano dedicato alle Pleiadi e nella seconda parte del III Dl, nonché quello del Centauro nella terza parte del III Dl.
451 Cfr Dialoghi filosofici italiani, Ciliberto, p. 678:… che per certa benigna et alta repromissione sappiamo che si trova in cielo il terrestre (Cabala, Ferragina p. 96: …dal momento che, per benigna promessa divina, sappiamo che le realtà terrestri si trovano in cielo. Cfr anche n. 252 alla stessa pagina).
452 Ap 22,1. Cfr Eroici furori, Dl I, pp 771-772.
453 Cfr nella storia d’Israele e quella della Chiesa i conflitti tra re, sacerdoti e profeti.
454 La palma è il simbolo della vittoria nel martirio.
455 Incontro a Cesare o, alla lettera, Cesare è qui.
456 Allusione al Sé profondo come doppio del Cristo quale Sé incarnato. Cfr il commento all’inizio di questo articolo.
457 Si riferisce al fenomeno psicologico dalla rimozione che impedisce al Sé profondo di salire a congiungersi alla coscienza per conseguire la totalità, il Lapis.
458 Dell’amore.
459 Gli istinti.
460 L’Egitto come valle del Nilo è nella Bibbia il simbolo negativo dell’istintività, ma anche quello positivo della sapienza ctonia che è comunque vinta da quella celeste della Scrittura. Cfr Es 12,12 … così farò giustizia di tutti gli dei dell’Egitto. Cfr anche 1 Cor 1,21: Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo (il cui simbolo è l’Egitto), con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.
461 L’appetito razionale si stacca sempre più dalla concupiscenza che caratterizza le parti istintive più basse per aderire alle forme luminose dell’intelletto.
462 Bruno si riferisce a una sezione delle Enneadi.
463 Cfr Mt 5,48: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
464 Cfr la figura di Cristo come capitano in S. Teresa d’Avila (La vita in Op. cit., cap. 22,6), e negli Esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola, laddove, per Bruno, il capitano è la luce intellettuale che rispecchia il Cristo storico, il Verbo fatto carne.
465 Mi sembra l’elogio deciso della castità per il regno, secondo i canoni classici della spiritualità cristiana.


Raffaella Ferragina

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«Ma nessun albero nobile, di alto fusto, ha mai rinunciato alle sue oscure radici. Esso cresce non soltato verso l'alto, ma anche verso il basso.» C. G. Jung

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