VII articolo del V dialogo- I parte- Gli Eroici Furori

Scritti del filosofo Nolano. Commenti su di essi e note sul suo pensiero.

VII articolo del V dialogo- I parte- Gli Eroici Furori

Messaggioda attilius743 » 10/06/2012, 19:06

VII – Il sole si muove ed è mosso

Il sole non è un simbolo come gli altri; come sacramento naturale del divino è uno dei simboli che Bruno e tutti gli alchimisti usano di più. Protagonista già del secondo articolo, come lo è di questo settimo, lo sarà, insieme alla luna, anche del prossimo. Nell’insegna di questo innamorato l’astro diurno è raffigurato rinchiuso tra due cerchi dei quali il primo esterno per indicare il moto che lo mette in relazione con i vari punti dell’ellittica, il secondo interno per indicare che esso stesso è mosso da quest’ultimo. L’autore nota che la figura non lo soddisfa pienamente ma confessa che non ne ha trovato altra migliore; anche il dialogo, a prima vista, sembra solo una ripetizione del secondo. Invece l’autore qui fa espresso riferimento al sole come simbolo della sapienza biblica o salomonica480: essa è radiosa e indefettibile481; è mobilissima e nello stesso tempo stabilissima. Anche nella Scrittura - e il nostro autore lo ricorda espressamente - il sole è il simbolo della sapienza. Ma come un po’ tutti i simboli, il sole ha una valenza bipolare: lo è della luce intellettuale, quale luce divina recepita dalla coscienza, ma lo è anche del Sé profondo ancora nella sua veste demonica482; e proprio in quanto simbolo della sapienza, lo è di Gesù che è la sapienza incarnata. Quando Cristo, il leone della tribù di Giuda, appare come nuovo sole, sempre sotto il simbolo del leone, l’astro lo diventa anche dell’anticristo. Infatti il motto di questo articolo è Circuit (gira, o va in giro) e che è usato in questa accezione nella Vulgata di S. Girolamo per indicare il moto del diavolo che, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare (1 Pt 5,8). Il verbo è qui applicato, come quasi sempre, alla realtà divina del Sé che, se non è sic et simpliciter il Cristo, è comunque la sua immagine vivente nell’uomo: ecco perché succede per il Sé quel che succede per Cristo che, quale Verbo di Dio, nella sapienza storica come in quella naturale di cui si parlerà nel prossimo articolo, condivide con la realtà demonica gli stessi simboli. Nella teologia delle emanazioni della qabbalah, dopo la seconda delle Sefirot, in Binah, la madre terribile che genera le forme, la realtà unica del Logos è vista divisa in bene e male, misericordia e giustizia a causa della limitatezza umana: espressione del bene e della misericordia di Chesed è il Cristo, espressione del male e della giustizia di Gheburah è il Satana483.
In questo articolo il sole dell’insegna di questo innamorato, secondo le intenzioni dell’autore, è l’astro non del firmamento esteriore, ma di quello interiore484, che è tale per essere l’eternità stessa che possiede in sé il tutto e il sempre, per cui comprende in uno, nello stesso tempo, tutte le stagioni e il giorno e la notte, perché è tutto per tutti e in tutti i punti e i luoghi. È tutto in tutti divinamente dal momento che è l’immagine stessa del Logos. La sapienza sempre è presente in quanti la cercano dentro o fuori, dentro e fuori; e - come già detto nel secondo articolo del quale questo appare un completamento485 – sia quando l’anima avvampa nell’amore sia, e allo stesso modo, quando languisce nell’aridità. Nel secondo articolo si è riflettuto sul fatto che il sole dona la vita sempre in tutte le stagioni, qui si ha occasione di ribadire che come la vita è vita sia nel bene sia nel male, così anche il rapporto d’amore con la luce divina ha le sue stagioni.
Nell’articolo che segue, non si parlerà della fonte, cioè della sapienza solare emanata dall’alto nella coscienza - o di quella emanata dall’esterno con la lettura biblica della Sinagoga e della Chiesa e ricevuta dall’intelletto - ma di quanto è recepito dall’uomo all’interno attraverso la sublimazione del mercurio alchemico attraverso sogni, poesia, innamoramento e profezia, frutti di quella sapienza ctonia che l’autore dice lunare.
Comparando dunque gli articoli in cui è protagonista il sole, si può concludere schematizzando che, nel secondo, sono messi a fuoco gli effetti globalmente immutevoli che il movimento del sole produce sulla terra; nel settimo, gli effetti del movimento del sole in se stesso e all’intorno e la coincidenza in lui degli opposti poli del moto; nell’ottavo, gli effetti del sole sulla luna e quelli della luce lunare sulla terra. Così, decodificando i vari simboli vengono evidenziati: nel secondo, gli effetti della luce che dalla sapienza increata che, pur essendo trascendente in se stessa con le sue emanazioni influisce sull’intelletto degli uomini nella dimensione della coscienza e non manca di esercitare i suoi influssi sul cuore di quanti la cercano; nel settimo, gli effetti della sapienza storica, cioè rivelata486; nell’ottavo, quelli della sapienza ctonia che viene definita umbratile e discontinua come la luna, ma comunque di certo non altra rispetto a quella apollinea della rivelazione. Questo tema, già trattato più volte, per la sua enorme importanza ancora si ripresenterà nel prosieguo, perché è l’insegnamento base di questo titanico tentativo di sistemare insieme la caotica ma saporosa dottrina degli alchimisti e l’insegnamento luminoso anche se necessariamente schematico della teologia dommatica di San Tommaso. La corrispondenza con i misteri del Rosario, in questo articolo non appare.
Anche in questo brano si può constatare che il nostro autore, per spingere la sua preghiera nelle altezze della contemplazione, usa simboli tratti dal grande libro della natura e comparazioni scientifiche, perché Colui che dona la sapienza ai suoi cultori è lo stesso che con essa ha creato l’universo. Anche Gesù si serviva nella sua predicazione degli elementi naturali oltre che dell’insegnamento della Scrittura, proprio come fa il Nolano. Nel finale del dialogo è da notarsi quell’avvampa o spegne: è così descritto il momento in cui all’amante è concessa per un istante la dinamica della fenice: bruciare, morire e risorgere. Bellissimo è anche il gioco di parole che l’autore usa per descrivere, ancora con una sintesi di contrari, le possibilità di godere di Dio già in questa vita: in un laborioso vuoto più che in una quieta fruizione. Quest’ultima espressione si ritrova anche in Santa Teresa per descrivere l’orazione di quiete, nella quale

il corpo sperimente un diletto soavissimo, e l’anima una dolcissima soddisfazione. Ed è tanto contenta di vedersi vicino alla fonte, che si sente già sazia prima ancora di bere487.

Il laborioso vuoto rimanda per la prima parola alla preghiera esicastica detta “la farica del cuore” o hesichia (quiete) che introduce proprio nell’orazione di quiete di S. Teresa di cui sopra e che è il primo stadio della preghiera soprannaturale488. L’uso nella preghiera mistica della parola Vuoto per riferirsi all’unione con il divino è dei buddisti. In fondo, i mistici hanno un linguaggio comune proprio secondo il detto di Eraclito già citato: i desti hanno un mondo unico e comune, ma ciascuno dei dormienti si ritira in un mondo proprio489.

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Cicada – Ma che sta a significare quell’immagine del sole con un cerchio dentro e un altro fuori e con il motto Circuit490?
Tansillo - Sono certo che mai avrei capito il significato di questa figura se non l’avessi inteso dal suo stesso disegnatore. Bisogna premettere che quel circuit è riferito al moto che il sole fa per quel circolo che gli viene descritto dentro e fuori, a significare che quel moto nello stesso tempo si fa ed è fatto491, onde di conseguenza il sole viene sempre ritrovarsi in tutti i punti del circolo, perché se si muove in un istante, ne consegue che insieme si muove ed è mosso e che è in modo costante per tutta la circonferenza di quel circolo, per cui in lui si riducono all’uno il moto e la quiete492.
Cicada - Questo l’ho appreso nei dialoghi De l’infinito, universo e mondi innumerevoli, laddove si illustra che la Sapienza divina è mobilissima - come disse Salomone493 - e, nello stesso tempo, stabilissima, come è detto e inteso da tutti quelli che intendono. Ma continua a farmi capire ciò di cui stiamo discorrendo.
Tansillo - Con la sua insegna questo innamorato vuol dire che il suo sole494 non è come quello che, come comunemente si crede, circuisce la terra con il suo moto diurno in ventiquattro ore e col suo moto planetario in dodici mesi così da suddividere l’anno in quattro periodi quando ai loro termini tocca i quattro punti cardinali495 dello zodiaco, ma è tale che - per essere l’eternità stessa, e possedere in sé di conseguenza il tutto e il sempre - comprende in uno, nello stesso tempo, inverno, primavera, estate, autunno e, sempre nello stesso tempo, il giorno e la notte, perché è tutto per tutti e in tutti i punti e i luoghi.
Cicada – Ora applicate quello che dite alla figura.
Tansillo - In essa, poiché non è possibile disegnare il sole in tutti i punti dell’orbita496, vi sono delineati due cerchi per i due movimenti dell’astro; il primo esterno per indicare il moto che lo mette in relazione con i vari punti dell’ellittica, l’altro interno per indicare che è esso stesso mosso da quest’ultimo497.
Cicada - Però questa rappresentazione non è abbastanza chiara e appropriata.
Tansillo - Basta che sia la più chiara e appropriata che egli abbia potuto fare. Se voi potete rappresentarla in modo migliore, avete facoltà di togliere questa e mettere quell’altra, perché questa è stata messa solo affinché l’anima non fosse senza corpo498.
Cicada - E cosa dite di quel circuit?
Tansillo - Nella pienezza del suo significato, il motto significa la cosa per quanto la cosa stessa può essere significata: visto che significa che gira ed è girato, cioè il moto presente e perfetto.
Cicada - Benissimo. Così quei cerchi che rappresentano solo approssimativamente il moto e la quiete del sole, si può dire che ben rappresentano la sola circolazione499. E questo mi soddisfa sia come immagine dell’amante, sia per la forma data all’eroica impresa. Ma adesso leggiamo le rime.
Tansillo -

Sol, che dal Tauro fai temprati lumi,
e dal Leon tutto maturi e scaldi,
e quando dal pungente Scorpio allumi,
de l’ardente vigor non poco faldi
500;
poi dal fiero Deucalion consumi
tutto col freddo, e i corpi umidi saldi:
di primavera, estade, autunno, inverno
mi scald’ accend’ ard’ avvamp’ in eterno
501.
Ho sì caldo il desio,
che facilmente a rimirar m’accendo
quell’alto oggetto, per cui tanto ardendo
fo sfavillar agli astri il vampo mio.
Non han momento gli anni,
che vegga variar miei sordi affanni.


Nota come in questi versi le quattro stagioni dell’anno sono rappresentate non dai quattro segni mobili - che sono Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno - ma dai quattro che sono detti fissi - cioè Toro, Leone, Scorpione e Acquario - per indicare la perfezione, la stabilità e il fervore tipico di queste tempeste502. Nota inoltre che in virtù dell’uso dell’apostrofo posto ai verbi utilizzati nell’ottavo verso, questi possono essere letti: mi scaldo, mi accendo, ardo e mi avvampo, oppure scaldi, accendi, ardi e avvampi; e ancora scalda, accende, arde, avvampa. Devi inoltre considerare che questi non sono quattro sinonimi, ma quattro termini ben diversi che indicano gradi diversi degli effetti del fuoco che, nel primo riscalda, nel secondo accende, nel terzo brucia e nel quarto avvampa o spegne quello che ha scaldato, acceso e bruciato. E così sono denotati nell’amante il desiderio, l’attenzione, lo studio e la passione che in nessun momento egli sente variare.
Cicada - Perché li definisce affanni?
Tansillo - Perché l’oggetto dell’amore, che è la luce divina, si raggiunge più in un laborioso vuoto che in una quieta fruizione, e perché la nostra mente a essa rivolta subisce lo stesso effetto che subiscono gli occhi degli uccelli notturni rivolti al sole.
Cicada - Mi basta, perché da quel che è stato detto posso comprendere tutto.

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480 Secondo lo stile della pseudoepigrafia i libri sapienziali della Scrittura sono riferiti tutti a Salomone, ma la sapienza biblica ha la sua fonte in tutti i libri della Scrittura, anche se bisogna tener conto dei diversi generi letterari.
481 Sap 6,12ss: La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta. Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei …
482 Gli alchimisti avevano elaborato anche il concetto del Sol niger.
483 Cfr Cabala, Ferragina, p. 118 per la simbologia Cristo-anticristo di Bruno; p. 179ss per l’Introduzione all’Albero della vita dei cabalisti. Il leone come simbolo regale e messianico è presente in Gen 49,9: “Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; … si è sdraiato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda …”. Per gli alchimisti il re sprofondato nella massa inconscia è il leone, ma come simbolo del diavolo, la simmia Dei, come zolfo infernale e fango dell’abisso che deve essere redento. I simboli del re e del leone , che connotano il Cristo sono usati nella stessa Scrittura per denotare anche la sua “ombra”; sono, cioè, simbolo di Cristo e dell’anticristo. Così come nell’alchimia anche quelli del serpente mercuriale e del drago incoronato risultano ambivalenti.
484 Del firmamento esteriore ha parlato già nello Spaccio, e del ruolo di Cristo nell’universo della Scrittura ha trattato nella Declamazione della Cabala scritta per il lettore devoto e pio.
485 Là oggetto della riflessione era soltanto il suo effetto sulla terra e sui sentimenti dell’innamorato, cioè sull’amante, mentre qui si parla principalmente dei suoi movimenti e della sua quiete come opposti che divinamente coincidono e del suo essere tutto in tutti.
486 Nel Nuovo Testamento, grazie al dono dello Spirito Santo, la sapienza è donata anche nell’amoroso rapporto di orazione che lega a Cristo nei sacramenti. Bruno qui non vi accenna ma si è già avuto modo di notare che negli Eroici furori parla dei sacramenti in genere come delle salutifere acque della ripurgazione, e accenna all’Eucaristia nello Spaccio quando scrive del Pesce del sud, sia all’inizio, dove parla proprio della Sapienza (…ivi l’anima pasce la mente di sì nobil cibo, ch’ambrosia e nettare non invidia a Giove. Là è il Termine dei tempestosi travagli; là, è il Letto; là, il tranquillo Riposo, là, la sicura Quiete), sia alla fine, quando scrive che l’Ichtys - in cui si trovano quanto ha già scritto all’inizio e qui ripete (la Salute, la Sicurezza, l’Utilità, il Gaudio, il Riposo e la somma Voluttà) - va mangiato in salsa romana . Cfr p. 154.
487 Cammino di perfezione, cap. 31p. 680ss in Op. cit. A questo grado di orazione accenna la stessa santa anche in un brano che sarà riportato nel prosieguo a p. 510*.
488 MONTANARI E., La fatica del cuore, Jaca Book, Milano 2003.
489 Cfr p. 211*.
490 Circonda, gira.
491 Qui Bruno si riferisce alla contemporaneità del movimento di rotazione del Sole intorno al proprio asse e a quello, figurato, di rivoluzione rispetto ai vari pianeti del sistema solare, descritto nel dialogo francofortese De immenso et innumerabilibus.
492 Si realizza la sintesi tra moto e quiete.
493 Cfr Sap 7,24: La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.
494 Quale altro sole si nasconde dunque sotto questo simbolo del divino? Qual è l’alto oggetto che fa sfavillare agli astri il suo vampo; la luce divina che suscita desiderio, attenzione, studio e passione. La parola studio è da riferirsi sia a quello della Scrittura, sia al gran libro della natura. Il primo lo accomuna a San Tommaso, da lui tanto venerato e studiato (anche nel carcere portò con sé la Scrittura e i libri di San Tommaso); il secondo spiega il suo amore per la scienza.
495 I punti cardinali, per gli astrologi, corrispondono alla cuspide dei segni dell’ Ariete (equinozio di primavera), del Cancro (solstizio di Estate), della Bilancia (equinozio di Autunno) e del Capricorno (solstizio di Inverno).
496 Si tratta, ovviamente, di un’immagine traslata: non ci si riferisce all’orbita del sole, ma alle orbite dei pianeti che differentemente nel tempo e lungo il loro tragitto possono godere degli effetti dei suoi raggi.
497 Cfr Dialoghi filosofici italiani, Ciliberto, De infinito, pp. 341-342.
498 Bruno intende che è necessario abbinare all’idea espressa un’immagine, così come l’anima esprime la sua potenzialità nell’in-formare la materia.
499 La corrispondenza affettiva tra i due innamorati.
500 Termine affine al verbo piegare.
501 L’uso dell’apostofo è spiegato nel prosieguo come gioco perché il verso possa avere più significati.
502 Bruno li definisce mobili, ma i segni che cita sono segni cardinali, essendo quelli mobili: Gemelli, Vergine, Sagittario e Pesci. L’uso del termine mobile è stato, forse, utilizzato per contrapporli ai quattro segni richiamati dopo che sono correttamente definiti fissi. La terminologia astrologica qui utilizzata era già in uso nel XVI secolo.





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Re: VII articolo del V dialogo- I parte- Gli Eroici Furori

Messaggioda attilius743 » 13/06/2012, 11:33

ho aggiunto anche le note, buona lettura
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