Mini Vademecum di psicologia Junghiana

Illustrazione degli obiettivi del forum e del significato del condividere i propri sogni

Mini Vademecum di psicologia Junghiana

Messaggioda saverio pirozzi » 26/04/2010, 22:27

PICCOLO VADEMECUM SULLA
TECNICA JUNGHIANA DI MODIFICA
DELL’ATTEGGIAMENTO MENTALE

Breve premessa, utile per capire di cosa stiamo parlando:

Jung definisce la psicoterapia applicata presso l’”Istituto C.G. Jung di Psicologia analitica” di Zurigo come una tecnica volta a modificare l’atteggiamento mentale, che consiste principalmente nell’integrazione di contenuti inconsci nella coscienza. Poiché l’inconscio si comporta in modo compensatorio, nei confronti dell’atteggiamento cosciente, diventa fondamentale tener presente che l’atteggiamento della coscienza, in soggetti affetti da psicosi e nevrosi, può sbilanciare e turbare l’equilibrio psichico. Nelle persone sane, in presenza di conflitti mentali e morali, i due poli del conflitto sono entrambi coscienti; ma anche per costoro si può determinare un disturbo nell’equilibrio e l’atteggiamento psichico, almeno in parte, si fonda su motivi inconsci, spesso decisivi.
L’inconscio si compone di:
• contenuti rimossi dalla coscienza e dalla memoria;
• elementi subliminali;
• archetipi.
Questi vari componenti, insieme, costituiscono una matrice che permette alla coscienza di svolgere la sua funzione; un’eventuale dissociazione tra coscienza ed inconscio condurrà, irrimediabilmente, a disturbi patologici.
L’inconscio consiste in quelle tendenze emotive dominanti la natura umana che non possono essere controllate dalla ragione; tendenze dinamiche ed ambivalenti. Se intese correttamente, esse formano un supporto per la coscienza che agisce come stimolo incontrollato ma, se fraintese o male indirizzate, la paralizzano, spingendo gli uomini verso psicosi, anche di massa.



L’atteggiamento di cui si occupa il nostro metodo è fenomeno mentale e morale. L’idea in sé produce effetto pratico e morale solo quando acquista il supporto di una qualità emotiva, che possiede, di solito, valore etico.
Il mutare dell’atteggiamento non è compito facile poiché implica un notevole impegno morale.
Il metodo può essere così sintetizzato:
a) il soggetto deve fornire un sincero resoconto del suo passato biografico;
b) raccoglie i suoi sogni e li sottopone ad analisi;
c) si cerca di individuare il contesto proprio di ogni elemento del sogno, riunendo, per associazioni, ogni elemento in esso contenuto;
d) il contesto chiarisce il testo del sogno con l’aiuto di paralleli filologici;
e) non siamo ancora all’interpretazione del sogno: il significato apparente va messo in rapporto e a confronto con l’atteggiamento cosciente; (si ricordi che il sogno tende a ripristinare lo stato naturale di equilibrio, poiché la sua funzione è compensatoria rispetto all’atteggiamento cosciente);
f) il metodo può essere applicato solo all’individuo che vi si sottopone volontariamente;
g) per ottenere risultati soddisfacenti nel cambiamento dell’atteggiamento è necessaria sia una forte motivazione personale che applicazioni costanti e continue.
h) anche se una buona formazione scientifica in una mente addestrata può consentire l’applicazione del metodo a se stessi, è preferibile il procedimento dialettico per conseguire risultati adeguati completi.

L’applicabilità e l’efficacia di questo metodo restano limitate all’individuo e si può applicare con ragionevoli speranze di successo solo a quegli individui dotati di una certa intelligenza e di un sano senso morale. Non è possibile attendersi granché dall’applicazione di tale metodo ad un gruppo.
Se un certo numero di individui dovessero sottoporsi a tale trattamento separatamente potrebbero successivamente costituire un gruppo che potrebbe costituire un nucleo di un’aggregazione più estesa che, restando nei limiti su ricordati, sarà in grado di ottenere una modificazione dell’atteggiamento.
In primo luogo, comunque, occorrono dei maestri; ma, a questo proposito, andiamo ad urtare contro l’inevitabile problema della motivazione. Colui che insegna deve essere assolutamente convinto che il suo atteggiamento personale ha bisogno di una revisione o di un vero e proprio cambiamento. Ogni persona intelligente è pronta ad ammettere che nell’atteggiamento generale c’è qualcosa di sbagliato; tuttavia, raramente, questa convinzione comprende colui che si propone come maestro: il suo atteggiamento, non ci sono dubbi, è quello giusto e necessita soltanto di conferma e di appoggio, ma non va cambiato.
Sarà ben difficile, partendo da questa convinzione, per costui concludere che se nel mondo c’è qualcosa di sbagliato lo stesso vale pure per lui; ma nessuno può cambiare un’altra persona senza aver prima trasformato il proprio cuore.
Sappiamo pochissimo di noi stessi anzi, rifuggiamo dal saperne di più. La nostra presa di coscienza e la nostra auto educazione non hanno tenuto il passo con l’orizzonte esterno i cui confini sono in continua espansione; al contrario, conosciamo meno aspetti, ora, della psiche che nel Medio Evo. È evidente che una più approfondita conoscenza della psiche umana prende le mosse da una migliore comprensione di se stessi. Una volta che un genitore amorevole sappia quali tendenze ed abitudini inconsce siano dannose per la psiche del proprio bambino, si sentirà moralmente obbligato a modificare qualcosa nel proprio atteggiamento; la medesima legge vale anche nel gruppo.
Il pericolo principale sta nell’egoismo diretto ed indiretto, cioè nell’essere inconsapevoli dell’uguaglianza ultima dei nostri simili. L’egoismo indiretto si manifesta principalmente con una forma di altruismo smisurato, capace persino di imporre al prossimo ciò che, a noi, sembra buono e giusto. L’egoismo presenta sempre il carattere dell’avidità che si esprime con l’istinto di potenza, la concupiscenza e l’accidia morale; a questi tre flagelli morali, spesso, se ne aggiunge un quarto, il più temibile di tutti: la stupidità.
L’avidità incontrollabile, a meno che non le si contrapponga una morale altrettanto rigorosa; ma d’altro canto, una moralità che si spinga oltre la Norma diventa un autentico pericolo nei rapporti umani, perché crea una diretta istigazione a comportamenti compensatori immorali, rivelando, così, la sua radice nascosta: l’avidità.

In conclusione, secondo quanto suggeriva e consigliava C.G. Jung, obiettivi del nostro gruppo potrebbero essere:
1. diffondere queste idee in circoli adatti ad influenzare i pochi in grado di trarne conclusioni adeguate;
2. se si dovessero trovare individui che concordano con le nostre convinzioni, si dovrebbe fornire loro l’occasione di sottoporsi ad un trattamento individuale;
3. poiché cambiamento di atteggiamento descrive un concetto abbastanza indeterminato, occorre sottolineare che con esso intendiamo la trasformazione che scaturisce dall’integrazione nella coscienza dei contenuti in precedenza inconsci. Un simile completamento determina inevitabilmente un cambiamento che viene avvertito anche a livello conscio.

Si ricordi, comunque, che un cambiamento non è mai neutrale: è una sfida rivolta all’individuo nella sua interezza e va considerata come un rischio –il rischio che nasce da un ulteriore sviluppo della coscienza.


prof. Saverio Pirozzi
saverio pirozzi
 
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CuoRe: Mini Vademecum di psicologia Junghiana

Messaggioda Nuvolina » 01/03/2014, 13:51

Apprezzabilissimo il tuo sintetizzare il nostro lavoro ma, credi, ama il Cuore del Tuo Creatore che, come Re della storia, trasmuterà ogni nostro attaccamento al potere individuale, relativo all'Alterità globale e brucerà nello Spirito infuocato della Sua Misericordia, ogni remora carnale e il peccato dell'orgoglio che S. Caterina da Siena diceva, sta alla base nel vaso del nostro cuore.
Ebbene, caro amico,ci sono parole significative dialettali(come strizzchèa>piove molto poco) che tradotte in italiano perdono armonia, suono, potenza, persino significato!
IL PENSIERO DEBOLE CI HA ABBUFFATO!
sempre avanti con Gesù
prima di comunicare tra noi, attacchiamoci CON LUI e diventeremo come una forte aquila che vola in alto e ai cui artigli possono aggrapparsi anche altri!
Auguri , caro...
Mariarosaria
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